Storia e Territorio
Secondo il Rohlfs “Novoli” deriverebbe dal latino Novulum, Novale (campo da arare, campo lasciato a riposo). Sembra che il nome Novoli fosse quello usato dai paesani e forestieri poiché negli atti ufficiali veniva usato invece il nome S. Maria de Novis. Anche l’origine del paese è poco chiara. Secondo l’illustre scrittore G. Marciano gli abitanti del vicino casale Porziano situato in contrada S. Nicola (sulla via per Veglie), abbandonarono il luogo paludoso di questo casale e si trasferirono dove oggi sorge Novoli, (Erano quivi anticamente prima che vi fosse edificato il casale tre antichissime chiese, vicine l’una all’altra sotto il nome del Salvatore, S. Giovanni, e S. Maria Madre del Signore) fondando il casale di S. Maria de Novis (E rinnovata l’antica Chiesa di S. Maria, l’abbracciarono per loro Chiesa Madre, e chiamarono insieme il casale di S. Maria Nova).
La conferma dell’esistenza di un casale abbandonato in tale contrada fu data anche da L.G. De Simone durante una delle sue escursioni archeologiche a Novoli. Indagini di superficie condotte recentemente hanno dimostrato che effettivamente un insediamento medievale è esistito nell’area indicata dai due scrittori. In agro di Novoli, le testimonianze più antiche sono rappresentate dai rinvenimenti delle grotte di Cardamone, dove nel 1872 fu trovata una grandissima quantità di ossa fossili catalogate dal Botti, risalenti al Pleistocene superiore ed anche selci scheggiate neolitiche. Nel 1939 furono scoperti resti di un menhir nella contrada Petra Rossa sulla strada partifeudo per campi Salentina, mentre una specchia doveva esistere in contrada omonima, a circa 2 Km dall’attuale centro, sulla via per Salice.
Tracce magno-greche invece sono emerse a Novoli nel 1935 quando furono trovate due tombe a Villa Portaccio (a 1 Km. circa, a est di Novoli) dotate di corredo funerario costituito prevalentemente da ceramica Attica, a figure rosse, del VI secolo a.C., ora conservato presso il Museo Nazionale di Taranto. Nell’attuale centro abitato invece le testimonianze più remote sono i due affreschi conservati nell’attuale chiesa dell’Immacolata (anticamente intitolata a S. Maria Madre di Dio) che fu molto probabilmente la prima chiesa parrocchiale. Il primo scoperto nel 1865 è un affresco bizantineggiante che rappresenta la Madonna in trono col Bambino (divenuta poi stemma civico) con ai lati dell’immagine il titolo in greco Madre di Dio e potrebbe essere datato al XV secolo, mentre il secondo (un frammento di affresco) scoperto nel 1951, raffigurante un angelo e una figura di donna aureolata e databile forse al XIII secolo, venne intitolato all’epoca del ritrovamento dagli studiosi “Ospitalità di Abramo”. Recenti studi invece attribuiscono questo frammento alla raffigurazione della “Madre del Risorto” poiché nella chiesa dell’Immacolata si celebrava la festa della Mater Dei il martedì di Pasqua, festa che coincide con quella della “Madre del Risorto” del calendario liturgico bizantino.
Le notizie riguardanti i feudatari che hanno preceduto i Mattei sono molto scarne data la mancanza di fonti ma comunque non c’è alcuna testimonianza che ricordi il loro potere. I Mattei invece entrarono nel vivo delle vicende e vi dimorarono abitualmente. Il primo Mattei, barone di S. Maria de Novis fu Paolo che il 26 giugno 1520 comprò la metà del feudo (l’altra metà fu acquistata nella seconda metà del ‘500) e volendosi insediare nel casale, edificò il palazzo baronale. Il figlio Filippo I nel 1551 fece costruire nel feudo del Convento il monastero di S. Maria delle Grazie, affidato ai padri domenicani, e l’annessa chiesa di Sant’Onofrio, che divenne la tomba di famiglia. La punta di diamante della famiglia e considerato Alessandro II intorno al quale fiorì ben presto un cenacolo di dotti. Alessandro III ultimo rampollo della famiglia nel 1700 fece costruire sulla terrazza del palazzo baronale una fontana con una epigrafe. Tra il ‘500 e il ‘600 sorsero molte chiese mentre altre furono restaurate. La chiesa di Sant’Andrea Apostolo fu eretta nella seconda metà del ‘500 sostituendo la Chiesa Vecchia (oggi dell’Immacolata) che era l’antica chiesa parrocchiale. Tra il 1570 e il 1580 Filippo II Mattei fece costruire la chiesa di S. Salvatore (oggi di S. Oronzo) mentre per quanto riguarda le chiese di S. Antonio Abate e dell’attuale Madonna del Pane le notizie più antiche risalgono rispettivamente all’inizio del ‘600 e del ‘700. Nel 1712 i Carignani successero ai Mattei fino al 1806 anno in cui avvenne la soppressione dei diritti feudali. Nel 1885 venne progettato il teatro comunale inaugurato nel 1888 e tra il 1887 e il 1894 fu costruito il Convento dei PP. Passionisti. Nella seconda metà del 1900 emerse a Novoli la figura e l’opera del Prof. Oronzo Parlangeli scomparso prematuramente in un incidente stradale nei pressi di Roma nel 1969. Glottologo di fama internazionale, si occupò dei dialetti neo-latini e romaici di Terra d’Otranto e dette non pochi contributi per lo studio della Lingua dei Siculi e degli Oschi. Ma l’argomento più appassionato dei suoi studi, fu la Lingua Messapica, che egli pubblicò nel 1960 nella sua opera monumentale Studi Messapici.
Villa Convento (frazione)
Intorno all’anno mille, i normanni, un misto di popoli migratori, provenienti da Danimarca e Norvegia, si diresse verso l’Europa e l’Italia Meridionale. Essi, nel 1130 diedero vita al Regno di Sicilia, che nasceva all’insegna della dinastia normanna degli Altavilla e comprendeva non soltanto l’isola di Trinacria, l’odierna Sicilia, ma anche le terre di Calabria e Puglia. Durante quel periodo di conquiste, villaggi e costruzioni pugliesi furono ripetutamente rasi al suolo e, solo grazie all’intervento dei monaci basiliani, ricominciò la lenta e faticosa opera di ricostruzione e di ripristino della vita civile.
La fondazione
Furono proprio gli Altavilla a fondare la Contea di Lecce comprendente, tra gli altri, i casati di Novale e S. Maria de Nove. Conquistata dagli Svevi (XIII sec.) e poi nuovamente perduta in seguito alla sconfitta di Manfredi, la Contea fu concessa, insieme a numerosi casati, nel 1291, al crudele Ugo di Brienne da Carlo d’Angiò.
Nell’elenco dei casali del 1369 Novole non viene più citato ed è necessario scorrere le pagine dei libri di storia fino al 1492 per scoprire che in tal periodo il padrone del feudo era Antonello Guarino. Si giunge poi ai tempi degli Enghien e della Regina Maria che nel 1384, a soli 17 anni, divenne Contessa di Lecce. Dopo la morte dell’ultimo degli Orsini, con la dominazione degli Aragonesi, Novale e S. Maria di Nove passarono, fino al 1706, alla Casa Mattei.
Intanto, i due casali, si fusero in un’unica entità e tali sono rimasti fino ai giorni nostri.