Storia e Territorio
Territorio
Il territorio del comune di Leverano, situato nella parte nord-occidentale della pianura salentina, si estende su una superficie di 48 km² e dista 17 km da Lecce.
Ricade nella Terra d’Arneo, ovvero in quella parte della penisola salentina compresa nel versante ionico fra San Pietro in Bevagna e Torre dell’Inserraglio e che prende il nome da un antico casale, attestato in epoca normanna e poi abbandonato, localizzabile nell’entroterra a nord-ovest di Torre Lapillo. Particolare della Terra d’Arneo è la presenza di svariate Masserie molte delle quali fortificate. Il territorio possiede un profilo orografico pressoché uniforme: risulta compreso tra i 34 e i 77 m s.l.m., con la casa comunale a 37 m s.l.m. e un’escursione altimetrica complessiva pari a 43 metri.[2]
Confina a nord con i comuni di Veglie e Carmiano, a est con i comuni di Arnesano e Copertino, a sud e a ovest con il comune di Nardò.
Storia e toponimo
Il toponimo di Leverano deriverebbe, secondo il Marciano, da Liberanium, termine evolutosi in Liberano, quindi in Leveranum, ed in ultimo, Leverano. In greco significa zona umida, acquitrinosa, e fa riferimento alle condizioni paludose del territorio prima delle bonifiche di epoca fascista. Altre ipotesi lo considerano un prediale romano (Liberianum), basato sul nome Liberius. Nelle Rationes Decimarum del 1324 è citato con il nome di Livoranum. La cittadina sorge come accampamento di profughi provenienti dai casali, Sant’Angelo e Torricella, distrutti da Totila, re dei Goti, nel 540 d.C. Il piccolo insediamento fu attaccato e cancellato nel IX secolo dai Saraceni ma venne in seguito ricostruito e potenziato dai Normanni che vi impiantarono una modesta torre in legno.
Nel 1220, Federico II la riedificò in pietra. La torre, a pianta quadrata alta 28 metri, ha i prospetti orientati secondo i punti cardinali ed è provvista di merli. Nel XIII secolo, Leverano entrò a far parte della Contea di Copertino, assieme ai territori di Galatone e Veglie. Nel XIV secolo divenne feudo dei Bilotta e dei De Bugiaco. In seguito Leverano fu protetta da un circuito di mura provviste di relativo fossato, costruito nella prima meta’ del XV sec. dal feudatario Tristano di Chiaromonte, conte di Copertino, che aveva trasformato la dirutta torre in masseria e consolidato nella prima meta’ del secolo successivo da Carlo V. Passò successivamente agli Orsini del Balzo, a Federico d’Aragona, ai Castriota Scanderberg, ai Francina Villant, ai del Tufo, ai Pinelli ed infine ai Pignatelli di Belmonte i quali rimasero feudatari fino al 1806, anno in cui Giuseppe Bonaparte pose fine alla feudalità.
E’ un importante centro agricolo; gli estesi vigneti producono vini d’alta qualita’, che raggiungono i vari mercati d’Europa. Tra la produzione si distingue il Leverano Rosso a d.o.c. ed il novello. Una voce importante nell’economia della cittadina e’ anche quella della floricoltura, che, per la commercializzazione del prodotto, si avvale, anche del “Mercato Comunale dei Fiori”. L’olio prodotto e’ molto apprezzato per la notevole qualita’ e le caratteristiche organolettiche. La coltivazione degli ortaggi punta sempre piu’ sulle primizie e sulle produzioni tardo-autunnali ed invernali, per coprire nuove esigenze di mercato. Il centro storico, rimasto integro e omogeneo, e’ formato da un agglomerato di piccole abitazioni che si affacciano su stradine di basolato.
L’abitato e’ dominato da una notevole Torre, eretta da Federico il nel 1220, come torrione di vedetta e baluardo a difesa della zona dalle frequenti scorrerie piratesche contro il vicino approdo di Porto Cesareo. E’ alta circa 28 metri; ha forma parallelepipeda a base quadrata. All’interno era divisa in 4 piani, ma i solai lignei intermedi sono crollati, mentre si conserva la bella copertura ogivale, con costoloni bicromi, a conci bianchi e scuri alternati ed un camino con coppia di capitelli decorati. Il fossato e’ scomparso.
La Chiesa Matrice fu iniziata nel 1589, ma un terremoto nel 1743 la distrusse e fu restaurata nel 1747. Il frontale, con il portale centrale fu terminato nel 1622; l’edificio e’ sovrastato da due cupole e costituisce un esempio della transizione dal rinascimento al barocco. Quasi tutti gli altari risalgono al XVIII sec.: il piu’ antico e’ probabilmente quello delle Anime. Nei pressi della Piazza sorge la seicentesca Chiesa di Santa Maria (pregevole l’altare posto sul lato orientale); al centro dell’altare una pala rappresenta la Vergine col Bambino tra due Santi. Sulla strada per Nardo’ sorge la Chiesa di Santa Maria delle Grazie, con attiguo Convento, anticamente dedicata a San Rocco, risalente alla fine del XV sec. Presenta degli elementi tardo romanici, nonostante la presenza di sovrastrutture barocche.